Il dolore: alleato e nemico

di Jeanne Weiss-Rouanet

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  1. _*sere*_
     
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    Il dolore: alleato e nemico
    di Jeanne Weiss-Rouanet

    L'ultimo paradosso dell'analgesia peridurale è che, dopo aver suscitato tante resistenze, essa susciti tanto entusiasmo. Il mio proposito non è di tentare di chiarire le ragioni di quelle resistenze (culturali, morali, religiose o più prosaicamente tecniche, da parte di anestesisti che non sapevano farla).

    Ma merita di essere analizzato questo entusiasmo, per limitarne le esagerazioni, per evitare soprattutto che mascheri gli aspetti complessi del dolore, riducendolo soltanto al suo livello sensoriale, nella misura in cui solo il dolore fisico è il bersaglio della peridurale.

    Ora, noi ostetrici o anestesisti, ci siamo tutti trovati di fronte al suo insuccesso (non parlo di un insuccesso tecnico) e delusi dal fatto che questo "gesto magico" non abbia portato i risultati attesi. Il dolore è abolito ma ugualmente il parto non procede. Mi viene voglia di dire "per fortuna" altrimenti saremmo rimasti incapaci di capire.

    Per quanto mi riguarda, alcune esperienze in questo campo mi hanno aiutata molto a riflettere. La prima si situa all'inizio della mia pratica. Si trattava di una coppia deliziosa, dolce, tenera: di quelle persone che fanno rilassare l'équipe; ma la dilatazione si blocca a tre centimetri. La giovane donna sembra sopportare le contrazioni, ma è una cosa lunga. Tutti insieme decidiamo di utilizzare la peridurale per aiutare il collo ad aprirsi. Un'ora dopo, sempre tre centimetri. L'idea del cesareo comincia a farsi strada nell'équipe; sono le tre del mattino, propongo al futuro padre di prendere insieme un caffè nella guardiola. <<e' un giornalista, mi interroga nello stile intervista. "Perché questo arresto?" Risposta: "Tre possibili livelli: difficoltà psico-affettive, ma, sorvolo io, non credo sia il vostro caso; ostacoli anatomici; oppure" Mi ferma: "Lei si sbaglia. Questo bambino io non lo volevo. Non mi sono opposto al fatto che l'avesse, ma mi sono tenuto a distanza rispetto a questa gravidanza. Non dovevo venire nemmeno oggi". "Ma ora non è qui?" "Sì, ci si lascia coinvolgere dal fascino della Maternità dei Lillà". Poi torna da lei. "Cosa le avrà detto?". Sta di fatto che dopo dieci minuti è a dilatazione completa.

    E mentre lei spinge, sento che lui le sussurra: "quando penso che la zia Berta non sa che stai per mettere al mondo il mio bambino". Questo "mio bambino" era il permesso di cui lei aveva un bisogno assoluto per partorire.

    Questa storia, che non avrà niente di particolarmente originale per voi, mi ha fatto molto riflettere sui divieti che impediscono alle donne di partorire e che sono origine di molti dolori. Togliere questi divieti, aprire queste barriere tra il prima e il dopo nascita, costituisce gran parte del travaglio del parto. Una donna non apre solo il suo collo, apre la sua vita.


    Le componenti del dolore

    Cosa vuol dire una donna quando dice "Ho male"?

    Una donna che partorisce non ha solo male alla pancia, ha male a tutta la sua vita, alla sua coppia, alla sua difficoltà a riprodursi, ha male a sua madre, male dappertutto, ma non ha necessariamente male alla pancia.

    Nel momento in cui questo sintomo del dolore, che sia fisico o morale, si esprime, è un richiamo. Questo richiamo è rivolto all'équipe, ma è rivolto soprattutto al compagno: "Fino a che punto posso contare su di te? Sono in difficoltà. Tu lo senti? Sarai partecipe della soluzione di questa difficoltà o deleghi la decisione ai professionisti?"

    Il tipo di risposta che le viene data, è un'informazione di cui la donna ha bisogno in modo cruciale in questo momento. Va ad iscriversi come un fatto memorabile nella coppia. Di fronte a queste situazioni, l'atteggiamento terapeutico deve essere molto, molto delicato, molto prudente.

    Certo per una donna, il sogno potrebbe essere di evitare la prova del dolore, ciò che è a mio avviso un sogno molto mutilante. Questo sarebbe voler evitare un'iniziazione e rifiutare la mutazione che ne deriva.

    Una donna fa grandi passi avanti durante il parto, si trova in una verità assoluta. Mi piacerebbe dire che quel giorno è come un setaccio. Fino alla prima contrazione, si tratta di una donna che non ha mai avuto figli (o non ha avuto questo figlio) e alla fine dell'ultima contrazione, quando il bambino nasce, diventa per sempre la madre di questo bambino, che viva o no. In questo setaccio scorre una fase breve ma molto importante della vita, che è questa trasformazione da madre potenziale a madre reale, con tutto ciò che questo fatto sconvolge, pulisce, sollecita. In questa iniziazione, non c'è solo l'iniziazione della madre, c'è anche l'iniziazione della coppia, che attraversa talvolta la sua prima prova in comune. E' il momento di vedere chi è l'altro, di conoscerlo, di riconoscerlo. Ciò può saldare o dissaldare una coppia.


    Gli incontri sul dolore

    Di fronte a tali elementi in gioco, l'equipe della Maternità dei Lillà, ha deciso di integrare nelle sedute di preparazione alla nascita, una seduta consacrata a parlare del dolore. Io mi sono sempre impegnata a fare incontri collettivi il sabato pomeriggio, affinché i futuri padri potessero essere presenti. Questo prendeva diverse ore. Ci tenevo assolutamente ad inserire gli uomini in questo incontro, perché sarebbero stati presenti al parto. Durante la gravidanza, grazie alla preparazione, le donne progredivano incredibilmente nella conoscenza del loro corpo e delle loro emozioni, ed era sorprendente vedere lo scarto che si instaurava a poco a poco tra loro. Se non si dava ai compagni l'occasione di accostare la sfera dell'emozione, rischiavano di diventare elementi molto negativi il giorno del parto, proprio quando ci sarebbe stato molto bisogno di loro.

    Non è senza significato per un uomo, essere accanto ad una donna che sta per mettere al mondo un figlio. Se quanto lei vive è particolarmente difficile, nello stesso tempo, scopre in se stessa delle risorse sorprendenti, che le rivelano capacità sconosciute ed in particolare la sua forza. Molti uomini parlano di questa forza come della grande scoperta di quel giorno. Certi hanno il desiderio di andare nel senso di questa forza e cercano il mezzo per aiutarla portando la loro fiducia ed esprimendo il loro desiderio. Per altri essa è quasi inaccettabile e li mette a confronto con la propria incapacità di sopportare un'eventuale prova simile. Col pretesto che non vorrebbero "soffrire questo da parte loro", chiedono che lo si eviti alla propria compagna.

    Mi è successo, per esempio, diverse volte, di essere rincorsa nei corridoi da un marito un po' aggressivo che mi diceva: "La lascerete soffrire così per tanto tempo? Cosa aspettate a farle una peridurale?" Non avevo ricevuto la richiesta da parte della moglie di quest'uomo. Andavo a vederla e le chiedevo: "Senti, non sapevo che volessi una peridurale. Cosa succede? Sono qui". E la donna mi rispondeva: "Io vado bene, ma è lui che non sopporta più. Penso che lui preferirebbe una peridurale". E io capivo questa donna che diceva da se stessa di non aver bisogno di una peridurale, ma che doveva scegliere tra un dolore che poteva gestire a condizione di essere aiutata, e un uomo che non solo non poteva più aiutarla, ma che diventava lui stesso insopportabile perché rendeva insopportabile ciò che lui non sopportava più. Tra eliminare il dolore ed eliminare il compagno, preferiva eliminare il primo e tenere l'altro, anche se divenuto insopportabile.

    In questo campo molto delicato, ho imparato a fare attenzione a ciò che succede in una coppia prima di lanciarmi ad iniziare una peridurale.

    Durante questi incontri sul dolore, cercavo di informare le coppie su quanto le attendeva, di prepararle a stare insieme di fronte alla situazione che io descrivevo loro. Raccontavo loro semplicemente ciò che vivevo giorno e notte, cercando di tirarne fuori gli aspetti significativi, perché sapessero che quello che sarebbe contato era la loro solidarietà, i loro disaccordi, i loro divieti, la loro sessualità che è molto importante in quel contesto, il loro rifiuto di un figlio, molto importante anche nel momento del parto, rifiuto separato, rifiuto di coppia, o all'inverso il grande desiderio di un figlio quando è troppo investito. Questo perché al momento in cui avrebbero incontrato queste situazioni che riguardano la sfera psichica ed emozionale, le potessero riconoscere come tali, non le evacuassero immediatamente domandando una peridurale, come accade spesso.



    Talvolta alcune madri accompagnavano le loro figlie a questi incontri. E' capitato che alla fine una madre abbia preso la parola dicendo: "Ho sempre raccontato che avevo avuto molto male e che il mio parto era stato orribile. Ora ho capito che la sola cosa che volevo quel giorno era che mio marito fosse là, mentre è l'unica persona che non ha avuto il diritto di entrare. Sto realizzando ora che era questo il mio dolore".



    Trovare le origini di un dolore può essere, al contrario, comprendere che una persona non deve stare là.

    Per esempio la madre della donna che partorisce: se questa madre è ancora in un rapporto materno di infantilizzazione, questo può costituire per la figlia un impedimento assoluto a partorire. Si vedono allora degli arresti inesplicabili. Si fa una perfusione per accelerare le contrazioni e questo porta ancora a un blocco. Si arriva alla peridurale, perché il travaglio è molto più doloroso, e la dilatazione non progredisce ancora. In queste situazioni, mi è capitato a più riprese di proporre a una madre presente, di uscire con me dalla sala parto, cercando di non ferirla: una di loro mi ha detto: "Capisco bene che non è contenta che io stia qui, ma, vede, io l'ho vista nascere, ho visto il suo primo sorriso, il suo primo dente, l'inizio della scuola, ecc.É" Ho finito per dirle: "Ma al primo rapporto sessuale lei c'era?" Allora ha riso. In quel momento sua figlia partoriva con grida di orgasmo assolutamente indecenti! Ma la madre non doveva sentirle. E sì! Il parto è anche la sessualità.

    Ma non ci sono solo le madri ed ho più esempi in cui la presenza pesante di persone accompagnatrici impediva ogni intimità nella coppia e per lo stesso motivo costituiva un ostacolo al buono svolgimento del travaglio. Anche su questo è necessaria la nostra attenzione.



    L' uso della peridurale

    La peridurale è stata una risposta medica rivoluzionaria al dolore del parto perché proponeva una risposta a questo dolore e nello stesso tempo non privava le donne della loro partecipazione.

    Quando ho acquisito questa competenza, nell'entrare alla Maternità dei Lillà, questa nuova tecnica era accompagnata spesso dal commento che era molto pericolosa e che si poteva restarne paralizzati. Quando i medici non padroneggiano una tecnica, la screditano. Ma quando l'hanno acquisita bisogna assolutamente usarla. Allora si arriva a quello che succede oggi per la peridurale come per la procreazione assistita.

    All'epoca si sentiva anche tutto un discorso colpevolizzante da parte della donna: "Ho fallito il mio parto, ho chiesto una peridurale". Ho conosciuto delle coppie in cui l'uomo non ha perdonato alla sua donna di non essere riuscita a partorire senza aiuto: "Fai quel che vuoi, ma la tua è una fuga di fronte al dolore".


    All'inverso, la fretta con cui si cerca di abolire il dolore fisico, ci ha messo di fronte a donne che soffrono ancora, sia pur in modo diverso, e che non possono più esprimerlo.

    Un piccolo aneddoto. In un grande ospedale parigino in cui si praticava molto la peridurale, una donna il cui letto era un po' nascosto da una porta, piangeva silenziosamente. L'anestesista di turno che mi faceva visitare il reparto, si è avvicinato: "Ma le ho appena fatto una peridurale! Allora perché piange?" E lì veramente mi sono resa conto che si potevano ignorare del tutto le ragioni profonde delle lacrime e del dolore.

    Il parto è forse l'occasione per avvicinarsi a queste zone difficili, in generale, nascoste. Se queste non sono state avvicinate in quel giorno, tutta la vita del bambino si porterà dentro queste zone nascoste. E' anche un'occasione perduta per la donna.

    La verità assoluta di questo momento è troppo dura per certe donne, che avrebbero bisogno di un'assistenza psicologica più prolungata e da attuarsi in altre circostanze.

    Ma per altre donne diventa liberatrice. Ho esempi di parti, fra cui alcuni terribili, che hanno permesso a delle donne di fare in seguito un lungo cammino. Posso raccontarvi di quella donna che niente poteva far partorire e che ha finito per dire che sua madre si era suicidata il giorno in cui lei ha avuto la prima mestruazione. Tutta la femminilità di questa donna era stata come criminalizzata poiché il fatto che lei stesse diventando donna era stato per la madre intollerabile al punto da farle compiere il suicidio. Non ne aveva mai parlato. E' una storia spaventosa. Altre più leggere, sono comunque molto significative. Come quella di una donna così silenziosa, così tesa, che le avevo suggerito di gridare (e che non si era astenuta dal farlo) e che mi disse due giorni dopo che aveva l'impressione di aver detto il vero per la prima volta nella sua vita.

    In certe donne al contrario, la sofferenza fisica sconvolge completamente lo svolgimento del travaglio e lo trasforma in un ricordo abominevole; è qui che la peridurale costituisce un'arma formidabile. Penso che debba essere a potenziale disposizione di tutte le donne. A condizione che non diventi un obbligo come sta avvenendo in certi posti: non è più una scelta, ma un'obbligazione societaria!

    Oggi, ogni donna incinta si sente dire da parte del lattaio, dell'amica, della zia ecc. "Chiederai una peridurale naturalmente" è una frase banalizzata, molto incoraggiata dall'informazione mediatica. Ma è anche molto pessimista perché ha l'aria di voler dire, da una parte: "Avrai molto male" che è falso, perché non tutte le donne hanno molto male; e dall'altra parte: "Tu non sarai capace di sopportare il dolore". Le donne che pensano di non averne bisogno e che non sono sicure di che cosa vogliono, subiscono una pressione considerevole.

    Credo che la cosa che bisogna conservare assolutamente e fino all'ultimo momento, è la possibilità della scelta delle donne e non della scelta dell'equipe, perché introducendo un gesto tecnico, così assoluto come la peridurale, si può deviare il cammino che una coppia stava percorrendo.

    Rimane il rischio della banalizzazione dell'avvenimento. Quando una donna ha una peridurale troppo presto, quando non ha avuto la sensazione delle contrazioni, direi anche quando non ha incontrato il dolore, resta in uno stato quasi abituale. Il lavoro psichico che accompagna il travaglio non ha avuto luogo. La separazione dal figlio che l'ha abitata, l'incontro con questo figlio che ormai coabita con lei, non sarà facile perché lei è rimasta dietro la prima porta e non ha contribuito ad aprire l'altra. E' questa la grande pena delle donne sotto peridurale. Si ritrova questa frustrazione nei loro discorsi, quando dicono: "Non è successo niente", che significa "Non ho fatto niente".

    La direttrice di una scuola di ostetriche che sapeva cos'è accompagnare una donna al parto e che voleva rendere vigili le sue allieve rispetto a un certo rischio della peridurale, raccontava questa storia autentica: una donna lascia la cassa del supermercato spingendo il suo carrello e dimentica dietro di sé il bambino dentro il suo passeggino; la cassiera la chiama e la donna confusa risponde: "Oh! Ma sa, ho avuto una peridurale".

    Certo, alcune persone continuano a vivere la loro storia anche sotto peridurale. Ma si vedono anche, io ho visto questo, donne guardare la televisione, o fare parole crociate aspettando che il bambino arrivi. Al momento in cui suona alla porta, gli si apre. Ma c'è stato il tempo di vestirsi da madre? É Questo!

    Il fatto che "non succeda niente", contraddice l'iperinvestimento affettivo attuale sul figlio, questo figlio che è voluto, scelto: ciò che una volta forse avveniva di meno. Manca il passaggio tra l'immaginario e il reale.

    Porre questi interrogativi sulla peridurale, rappresenta per me una reazione contro l'invasione della peridurale, nel contesto parigino: è reagire contro una società che ci spinge all'uniformità.

    Eppure ho amato la bellezza di questo mestiere che mi ha permesso di alleviare dolori fisici che sprofondavano le donne nell'orrore.

    Ma una donna che partorisce con i suoi propri mezzi è una donna molto forte, molto adulta. Le donne lo sentono e sono talora stupite di se stesse.

    Lasciare una donna partorire da sola, accompagnarla senza dirle subito che non è capace e che, di conseguenza, avrà una peridurale, è riconoscerle quella forza.
     
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  2. LaLalla
     
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    Non ho voglia di leggerlo tutto, ma sento di essere d'accordo.

    Quando qualcuno mi chiede se per Liam ho chiesto l'epidurale e io rispondo di no, di solito vengo guardata come un essere strano e anche un po' autolesionista. Se poi aggiungo il fatto che il dolore provato e' stato il dolore piu' bello della mia vita, credo proprio mi prendano per pazza. Una pazza furiosa.

    E invece e' proprio cosi'. Non mi sento un'eroina e non sono migliore di nessuno, ma il dolore provato dipende molto da come lo si affronta.
     
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  3. _*sere*_
     
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    Anche secondo me...

    Quando ero in travaglio di Francy, l'ostetrica si meravigliava di come io non sentissi il dolore
    Io ero felicissima di provare quel dolore....tanto che lo sentivo sopportabilissimo e mi rendeva felice.

    Se avrò la fortuna di risentirlo....bhe credo che lo accoglierò con la massima tranquillità ma soprattutto con gioia
     
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  4. didiri
     
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    verissimo. anche io non rifiutavo il dolore, ma anzi aspettavo la prossima contrazione sempre più pronta ad accoglierla. una contrazione in più, tempo in meno alla nascita. era come scalare una montagna. cacci il leone che c'è in te perchè vuoi arrivare in cima. è inutile avere paura della prossima contrazione e respingerla, naturalmente non intendo fisicamente ma mentalmente, perchè basta sono stanca o non ne posso più.

    sono d'accordissimo con lalla che dice che il dolore che si prova dipende da come lo si affronta.
     
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  5. Lunetta_
     
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    Per quello che mi riguarda, il dolore è stato tanto, difficilmente sopportabile, non riesco a definirlo "bello" in nessun modo... credo che oltre che dipendere dalla soglia di dolore che una ha, dipende anche da un parto all'altro. Anche la moglie di mio marito lo ha definito sopportabilissimo, riusciva anche a scherzare coi medici, scherzare???? Io ero psicologicamente in una sorta di trans, presa dal cercare di alleviare in qualche modo - inutilmente, altrochè respirazione ecc. - non riuscivo a trattenere le urla, faceva male anche durante le spinte (molte dicono che alle spinte non fa più male, ma dove?).
    Ho avuto la peridurale, non ha funzionato perchè il sondino è stato posizionato male, e ringrazio Dio per avermi dato questa sfortuna-fortuna, perchè il parto senza dolore non sarebbe stato lo stesso. In futuro se mai dovessi partorire di nuovo, non chiederò per nulla al mondo la peridurale. Vuoi mettere la gioia e la grande forza che si prova nel fare tutto "da sole"?
     
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  6. LaLalla
     
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    CITAZIONE (Lunetta_ @ 9/5/2009, 18:26)
    Per quello che mi riguarda, il dolore è stato tanto, difficilmente sopportabile, non riesco a definirlo "bello" in nessun modo... credo che oltre che dipendere dalla soglia di dolore che una ha, dipende anche da un parto all'altro. Anche la moglie di mio marito lo ha definito sopportabilissimo, riusciva anche a scherzare coi medici, scherzare???? Io ero psicologicamente in una sorta di trans, presa dal cercare di alleviare in qualche modo - inutilmente, altrochè respirazione ecc. - non riuscivo a trattenere le urla, faceva male anche durante le spinte (molte dicono che alle spinte non fa più male, ma dove?).
    Ho avuto la peridurale, non ha funzionato perchè il sondino è stato posizionato male, e ringrazio Dio per avermi dato questa sfortuna-fortuna, perchè il parto senza dolore non sarebbe stato lo stesso. In futuro se mai dovessi partorire di nuovo, non chiederò per nulla al mondo la peridurale. Vuoi mettere la gioia e la grande forza che si prova nel fare tutto "da sole"?

    Guarda, io il dolore me lo ricordo bene, faceva male, non posso negarlo (ed anche per le spinte hanno fatto un male cane), ma lo rifarei altre 1000 volte. E' stata un'emozione enorme.
     
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  7. Lunetta_
     
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    Si quoto è un'emozione indescrivibile, ho molta malinconia del mio parto, è dolorosissimo ma la gioia lo supera di gran lunga, e ripeto il dolore secondo me, oltre che essere fisiologicamente utile per il parto, è quello che amplifica l'emozione, insomma soffrire vale la pena, eccome se vale :wub:
     
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6 replies since 9/5/2009, 11:44   180 views
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