I PERICOLI DI PIANIFICARE IL PARTO

Michael Odent

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  1. _*sere*_
     
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    È PERICOLOSO PIANIFICARE IL PARTO?
    di Michel Odent



    Questo libro ci ricorda che, a volte, una donna finisce con il partorire in ospedale, anche se a priori aveva scelto di restare a casa. Accade spesso che le inibizioni scompaiono e che le contrazioni uterine diventano improvvisamente efficaci, a partire dal momento in cui si prende la decisione di andare all’ospedale. Si tratta di una discordanza, si può dire perfino una contraddizione, tra il linguaggio verbale, che esprime innanzitutto una scelta basata su considerazioni intellettuali, e il linguaggio non verbale, quello che bisogna saper ascoltare in modo prioritario nel periodo attorno alla nascita.
    Una simile contraddizione può manifestarsi anche in senso inverso. So di molte donne che, in modo intellettuale, avevano deciso di partorire in ospedale, ma, all’ultimo momento, hanno sentito il bisogno di restare a casa e si sono rifiutate di andarci. Poiché in Gran Bretagna predomina il modello di continuity care, della continuità di cura, queste donne non riuscivano a trovare su due piedi un’ostetrica disponibile ad assisterle. Per questo motivo mi è successo di essere presente a una serie di parti a domicilio, da donne che erano riuscite a liberarsi dei loro progetti. Queste madri sono tutte accomunate da un fatto: hanno partorito rapidamente e facilmente. In tutti questi casi partorire a casa non è stato frutto di una scelta. Una scelta è un’operazione intellettuale. Si è trattato piuttosto di donne che hanno avuto il coraggio di liberarsi dei loro progetti fatti a tavolino e a un certo punto hanno dato ascolto a ciò che vi era di più istintivo in loro.
    Dato che questo libro è destinato a lettori italiani, riporto un aneddoto che riguarda un’italiana della regione di Udine. Si tratta di un medico specialista in medicina subacquea, lei stessa appassionata di immersioni. Poiché trascorreva gran parte della sua vita in ambiente acquatico, aveva pensato che sarebbe stato naturale per lei partorire in acqua. Pertanto venne a Pithiviers, allo scopo di mettere al mondo il suo bambino nella piscina del nostro reparto di maternità. Ma di fatto, durante il travaglio, non si sentì particolarmente attratta dall’acqua. Restò qualche istante nella piscina, ma poi uscì e partorì sulla terra ferma, come la maggior parte delle donne. Quest’italiana i giorni seguenti condivise la camera con un’altra donna. La sua vicina di letto non sapeva nuotare e pensava che la piscina fosse qualcosa per quelle donne stravaganti che venivano fin lì anche da molto lontano. Tuttavia, durante il travaglio, si sentì fortemente attratta dall’acqua, entrò nella piscina e non ne uscì che al momento della nascita del suo bambino. Fu così che queste due donne dall’origine così diversa sono diventate rapidamente buone amiche. Avevano un punto in comune: non erano rimaste prigioniere dei lori progetti.
    Quando si parla di nascita, ci si trova nel campo della sessualità. Ci si allontana dalla razionalità. Comprendere ciò, vuol dire comprendere il pericolo di pianificare il parto.
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